Morello A. - Prorae. La prima prua di nave sulle monete della Repubblica Romana.
Antonio Morello
PRORAE. La prima prua di nave sulle monete della Repubblica Romana.
Ed. 2008, f.to 21x28cm., pp. 194+XXX tav. f.t., numerose ill. b/n
ECCELLENTE
Di tutta la monetazione prodotta dalla Repubblica Romana, le serie di aes grave sono certamente tra le più affascinanti. In esse è evidente il riflesso delle istituzioni, della religione, dell’economia della Roma arcaica nonché l’espressione degli inizi del suo dominio sul mondo occidentale allora conosciuto. Romolo Calciati, nel 1978, scrisse un brano che offre una visione suggestiva dell’impressione che poteva suscitare il possesso, da parte dei Romani, di queste monete: «Raramente una moneta riesce a dare una tale impressione di potenza, di realismo, di aderenza storica del soggetto monetario alla realtà sociale e politica della nazione che intende rappresentare. Immaginiamo questo asse poderoso e ponderoso gettato sul piatto della bilancia dello scambio come una spada di Brenno: esso dava la sensazione precisa della potenza di Roma repubblicana. Diremmo, col linguaggio contemporaneo, che questo asse librale era un efficacissimo mezzo di comunicazione, il corrispettivo della stampa, della televisione, delle parate militari». Da un certo momento in poi la prua di nave divenne un simbolo costante che significava la consapevolezza, da parte dello Stato, che il potere marittimo avrebbe aperto a Roma nuovi orizzonti di conquista e di consolidamento del potere. Sulla superficie del dritto di questa serie vennero raffigurate le principali divinità del pantheon romano che erano radicate nella più antica tradizione religiosa, e che, per l’occasione, consentivano di distinguere i diversi valori nominali a colpo d’occhio. In questo libro l’Autore, ha voluto sostanzialmente ribadire alcuni concetti, inerenti la questione relativa alla motivazione per cui Roma raffigurò per la prima volta la prua di nave sulle proprie monete. Egli, poi, coglie l’occasione per rivolgersi a coloro che insistono ancora nel proporre una datazione “alta” circa l’introduzione di questo tipo sulla monetazione romana, dimostrando quali e quanti siano gli argomenti a favore di un determinato terminus post quem. Per una più facile comprensione del risultato raggiunto, l’argomento è stato introdotto da alcuni capitoli inerenti l’esame delle fonti, la cui indagine ha necessariamente coinvolto il ramo della storia marittima di Roma e del Mediterraneo nonché l’affascinante sfera dell’archeologia e delle tecniche costruttive della nave nell’antichità. Oltre ad analizzare le fonti a disposizione, l’Autore ha consultato, con la massima cura che gli è stata possibile, i resoconti delle ricerche svolte dagli studiosi che lo hanno preceduto; i richiami bibliografici e la bibliografia, contenuta al temine di questo libro, è stata interamente consultata. Dopo la parte introduttiva un ampio capitolo (il IV) è stato dedicato alla prua di nave raffigurata sulle monete emesse dalle antiche città mediterranee, prima del dominio romano, e al confronto tra esse e di esse e le prore raffigurate sulla monetazione romana. Infine, l’Autore ha espresso la sua opinione al riguardo, cercando di dimostrare e far comprendere al lettore che la prora sulle monete romane non può essere apparsa prima della vittoria di Caio Duilio a Milazzo nel 260 a.C.. A parere dell’Autore, l’esito di questa indagine lascia ormai pochi dubbi sui motivi per cui Roma per la prima volta raffigurò la prua di una nave da guerra su una serie monetale; l’analisi dettagliata dei tipi e il confronto con le emissioni monetali mediterranee del III sec. a.C. e dei secoli precedenti offrono, all’osservatore attento, la visione di un simbolo tramite il quale lo Stato romano volle eternare un evento che fu poi legato alla sua espansione, potenza e lunga vita.