Antonio Morello - Il PONTE nelle monete di Traiano
Antonio MORELLO
IL PONTE NELLE MONETE DI TRAIANO.
Collana Nummus ed Historia XLI
Associazione Culturale Italia Numismatica
Ed. 2021. Pagine 104, illustrazioni a colori.
La monetazione prodotta a nome dell’imperatore Traiano nella zecca di Roma è particolarmente articolata, ricca di informazioni storiche, artistiche e architettoniche. Tuttavia, presenta non poche problematiche interpretative che lasciano aperto il campo alle indagini. Dai contemporanei e dagli storici antichi Traiano fu riconosciuto optimus princeps ovvero il migliore tra gli imperatori romani; questo ‘titolo’ è confermato dai moderni per il suo operato, le sue straordinarie capacità militari, di amministratore e politico nonché per le doti umane, come uno degli statisti più completi e parsimoniosi della storia ovvero uno dei migliori imperatori romani, se non il migliore; lasciò un segno profondo nella storia e in ogni angolo dell’Imperosono ancora visibili molteplici testimonianze che si riferiscono a lui. Su Traiano esiste una sterminata bibliografia, meticolosamente raccolta in alcune recenti opere che lo riguardano; l’Autore ha elencato in ben otto pagine i riferimenti bibliografici essenziali utili ad approfondire gli argomenti trattati. In questa occasione l’Autore ha esaminato alcuni aspetti legati ad una particolare emissione monetale, composta da tre nominali in lega di rame (sestertius, dupondius, as), che reca al rovescio il tipo del ‘ponte’. Dopo secoli di studi numismatici su questo specifico argomento, ottimamente sintetizzati da Bernard Woytek (Die Reichsprägung des Kaisers Traianus (98-117), Vienna 2010, pp. 128-130), ancora non è stata risolta in maniera soddisfacentela questione riguardante il nome esatto dell’edificio raffigurato in questa tipologia di rovescio. L’impressionante descrizione tramandata da Cassio Dione (68, 13,1-6, da Xiphilino) della grandiosa opera di ingegneria quale fu il ponte sul Danubio - costruito nei pressi di Dobreta tra il 103 e il 105 in occasione della campagna bellica per la conquista della Dacia, ritenuto un capolavoro dell’arte antica - unita all’immagine di alcune delle sue campate scolpite in una delle scene sulla Colonna Traiana, hanno influenzato gli studiosi che hanno proposto di vedere, in questa rappresentazione monetale, la sintesi della monumentale opera dell’architetto Apollodoro di Damasco; sebbene non tutti concordano con questa suggestiva ipotesi, questa tipologia è genericamente conosciuta in riferimento al ‘ponte sul Danubio’. Negli ultimi cento anni di ricerche numismatiche le emissioni monetarie di Traiano sono state studiate in maniera abbastanza approfondita. Dopo l’importante inventario edito da Henry Cohen (Description historique des monnaies frappes sous l’Empire romaincommunément appelées médailles imperials, volume II, Paris-London 1880), Harold Mattingly affrontò l’argomento nel terzo volume del Roman Imperial Coinage (1926), ponendo le basi per gli studi immediatamente successivi che videro l’apice nell’opera di Paul L. Strack (Untersuchungen zur römischen Reichsprägung des Zweiten Jahrhunderts, I, Die Reichsprägung zur Zeit des Traian, Stuttgart1931), ripresa ancora da Mattingly quando pubblicò il materiale numismatico conservato nel British Museum (Coins of the Roman Empire in the British Museum. Volume III: Nerva to Hadrian, London 1936 (rist. con revis., 1966)). Queste opere hanno fatto scuola fino all’edizione del volume che descrive le monete conservate nella Bibliothéque Nationale de France ad opera di Paul-André Besombes (Monnaies de l’Empire romain. IV – Trajan, Bibliothèque nationale de France, Paris 2008). Due anni dopo Bernard Woytek ha finalmente pubblicato il suo lavoro, frutto di pluriennali ricerche, nel quale ha esaminato ogni aspetto di questo tema grazie alla consultazione di una gran mole di materiale; egli ha ordinato la monetazione di Traiano, prodotta dalla zecca di Roma, con un criterio e delle conclusioni attualmente unanimemente accettate. Non è semplice sintetizzare l’imponente opera di Woytek; basti pensare che si tratta del risultato di uno studio dettagliato che, tra l’altro, ha analizzato oltre 25.000 monete conservate in un centinaio di raccolte pubbliche nonché descritte e fotografate in migliaia di cataloghi di vendita. I dati raccolti sono stati utilizzati per giungere a delle conclusioni che hanno risolto non pochi enigmi, lasciando anche spazio a futuri approfondimenti su alcuni specifici argomenti. Il tema trattato nel libro di Antonio Morello è ambientato nel periodo nel quale furono prodotte la maggior parte delle monete di Traiano, contraddistinto dalla nomina a console per la quinta volta che conservò dal 103 al 110 d.C., titolo che compare all’interno della legenda che accompagna una vasta produzione monetale, unitamente al suo nome e altri appellativi, tra cui quello di OPTIMO PRINCIPI. Gli studi precedenti hanno collocato questa produzione genericamente all’interno dell’intero periodo nel quale Traiano conservò il titolo di COS V. Tuttavia, ci sono stati vari tentativi di distinguere i vari gruppi di emissioni e, per ora, le proposte avanzate da Woytek sono ritenute le più accreditate. Egli, come Strack e Besombes, ha distinto le emissioni all’interno di gruppi palesemente datati dai titoli che accompagnano il nome dell’imperatore, nella legenda monetale, seguendo però la tipologia dei ritratti ordinati cronologicamente. Il tipo del ‘ponte’ è perciò datato da Woytek tra il 107 e il 110 d.C., proposta a cui aderisce Morello per gli stessi motivi espressi dallo studioso austriaco. Traiano fu convinto sostenitore che per estendere e rafforzare l’Impero nonché per il benessere dei suoi abitanti era necessario che la viabilità e le infrastrutture annesse dovevano essere efficienti e facilitare il transito di uomini, mezzi e merci nel modo più comodo e rapido possibile; per questa ragione costruì e/o restaurò importanti strutture portuali (es. Portus, Centumcellae, Ancona) e le strade utili per raggiungerli. Potenziò e/o creò assi viari principali e secondari nonché costruì e/o restaurò opere per agevolare il transito su di essi, come ad esempio i numerosi ponti edificati con importanti opere di ingegneria, ‘tagli’ di imponenti pareti rocciose per abbreviare e agevolare i percorsi già esistenti. La serie monetale di Traiano, emessa in tre nominali enei – con le relative varianti al diritto nel rappresentare il profilo dell’imperatore –, era destinata al circolante minuto in uso al popolo romano di basso ceto. La struttura rappresentata non è accompagnata dalla legenda che ne avrebbe potuto specificare il nome; perciò, è possibile che essa fosse ampiamente nota alle persone che maneggiavano quelle monete ovvero una costruzione presente a Roma. Era una struttura singolare, costruita con materiale ligneo e avente una copertura. In alcuni esemplari ben conservati è possibile notare la possibile sezione circolare delle travi impiegate per la costruzione delle strutture trasversali; inoltre, nella parte sottostante della struttura sono visibili le travi di rinforzo trasversale posizionate a croce di sant’Andrea. La struttura a campata unica la rendeva un’opera mirabolante anche se avesse attraversato soltanto il punto più stretto presente nel corso cittadino del Tevere; tuttavia, grazie alle esperienze acquisite nel corso degli anni delle guerre condotte contro i Daci, nonché la presenza a Roma in quel periodo del celebre architetto Apollodoro di Damasco, avrebbero comunque consentito di costruire un’opera del genere, tale da meritare di essere illustrata sulle monete. Sebbene il principio costruttivo utilizzato per mettere in opera la struttura lignea delle campate del celebre ponte sul Danubio fosse il medesimo, il ponte sulle monete di Traiano rappresenta un altro edificio: innanzitutto è costituito da una campata sola; ha una copertura che avrebbe avuto anche una funzione di rinforzo strutturale complessivo; fu costruito interamente in legno e utilizzato per il transito pedonale. Per l’alto valore simbolico che poteva rappresentare questa raffigurazione unica nel suo genere, l’Autore ha proposto di considerare che fosse riprodotto in questo modo il celebre pons Sublicius che collegava l’area del Foro Boario con la sponda opposta – proprio dove le sponde del fiume erano più ravvicinate rispetto a tutto il percorso cittadino del Tevere –; questa struttura fu ricostruita, sin dalle origini, diverse volte – in quanto il materiale impiegato era facilmente deperibile sia per l’usura del tempo che per i danni causati dalle piene del fiume stesso – e sempre utilizzando il medesimo principio sacro che il Sublicius doveva essere strutturato esclusivamente in legno (Dionigi, Antichità romane, Libro III, 45; Plutarco, Numa, 9, 2-3; Plinio N.H., XXXVI, 100); Traiano avrebbe ordinato un’ennesima ricostruzione di questo attraversamento ma con i principi architettonici dettati dalle nuove tecnologie in uso al suo tempo. L’Autore ritiene la proposta da egli avanzata la più verosimile; tuttavia, è possibile che con questa tipologia monetale, altamente simbolica, Traiano abbia voluto soprattutto ricordare al popolo romano che egli mise in atto una vasta ristrutturazione e costruzione ex-novo di assi viari terrestri interessati anche da numerosi attraversamenti dei fiumi con ponti di varia forma architettonica e dimensione. Pertanto, è possibile che si volle raffigurare un edificio specifico ma, allo stesso tempo, una rappresentazione simbolica, per mezzo della quale si intese ricordare al popolo romano, destinatario della moneta in metallo vile, che l’optimus princeps fu ‘costruttore di ponti’, inteso sia come sostenitore della costruzione/restauro di opere utili ad agevolare il transito e gli attraversamenti dei corsi d’acqua sia come principale patrocinatore dell’unione di popoli, separati da corsi d’acqua, uniti da un ‘ponte’. Il libro è diviso in quattro capitoli che precedono sedici tavole che raffigurano oltre cento esemplari, dei tre nominali, tra i migliori conservati fino ad ora noti; chiude la bibliografia essenziale che invita ai relativi approfondimenti sui vari argomenti trattati in questo studio. Nel capitolo intitolato ‘Le monete’ vengono descritti i tre nominali di questa serie con le relative varianti del busto al diritto; le annotazioni che accompagnano le descrizioni illustrano le tipologie dei busti utilizzati per rappresentare la figura di Traiano in questa serie nonché le diverse varianti con le quale gli incisori raffigurarono il ‘ponte’ che, sebbene fosse mostrato sempre con la stessa forma, fu inciso sui conii con diverse variazioni nei piccoli dettagli strutturali e nel numero diverso delle traverse verticali che composero la struttura. Il capitolo che segue illustra e commenta le varie proposte che furono avanzate dai numismatici del passato; vengono sintetizzati alcuni studi tecnici e ricostruzioni riguardanti il ponte sul Danubio che fu certamente il modello architettonico per la costruzione di simili strutture lignee in tutto l’Impero nel medesimo periodo. Nel terzo capitolo sono state riportate e commentate le proposte alternative al ‘ponte’ avanzate da alcuni studiosi che si riferiscono principalmente alle strutture portuali di Centumcellae (Civitavecchia) e Ancona fatte edificare/ristrutturare da Traiano per agevolare la viabilità e aumentare e facilitare i traffici marittimi nonché ottenere nuovi ed efficaci porti per favorire le campagne militari. Nell’ultimo capitolo l’Autore analizza i dettagli che si vedono in alcuni dei migliori conii realizzati per rappresentare questa tipologia che evidenziano la presenza di elementi lignei, il numero di essi e il relativo posizionamento; ingrandimenti dei dettagli essenziali e ricostruzioni grafiche aiutano a comprendere che l’opera potrebbe essere realmente esistita così come rappresentata in talune emissioni della serie. Alcuni suggerimenti tecnici e architettonici avrebbero reso possibile la realizzazione di quest’opera mirabolante degna di essere ricordata sulle monete. L’Autore conclude che siccome su questa serie non si legge il nome dell’opera, essa doveva essere sotto gli occhi dei Romani che la conoscevano bene e che maneggiavano le monete prodotte dalla zecca; dunque, la proposta che fosse il pons Sublicius è verosimile anche se non certa. Questo volume, edito dall’Associazione Culturale Italia Numismatica per la collana Nummus et Historia (giunta alla XLI pubblicazione) è denso di informazioni e ricco di illustrazioni necessarie alla comprensione delle proposte avanzate: esso deve assolutamente essere presente in ogni biblioteca specializzata che si rispetti.